Oggi parliamo di Capital Asset Pricing Model: modello sviluppato da William Sharpe, il medesimo creatore del famoso indice della volatilità (Sharp Ratio). il CAPM offre una formula per il calcolo del rendimento atteso sulla base del rischio sostenuto, di modo che sia più semplice distinguere un investimento ben retribuito da uno troppo rischioso o troppo poco rendimentato.
Ma cosa significa realmente questa formula? E soprattutto, come possiamo applicarla nella realtà superando le apparenze teoriche? L'articolo di oggi si impegna a spiegare il CAPM e le sue utilità, anche al netto dei contro.
Cos’è il CAPM?
Il CAPM parte da un’intuizione semplice ma geniale: gli investitori devono essere ricompensati per due cose: primo, per il valore del denaro nel tempo (cioè il tasso privo di rischio); Secondo, per il rischio che assumono nel deviare da un investimento "sicuro".
La formula classica del CAPM è la seguente:
E(Ri)= Rf + Bi(E(Rm)-Rf)
Dove:
: rendimento atteso del titolo i
: rendimento privo di rischio
: rendimento atteso del mercato
: sensibilità del titolo rispetto ai movimenti del mercato (beta)
Questa equazione descrive una linea retta: all’aumentare del
rischio sistematico (misurato dal beta), aumenta anche il rendimento atteso.
Capire il Beta: quanto fluttua il tuo investimento?
i beta offro la soluzione matematica alla fluttuazione del tuo portafoglio fornendoti una stima di quanto esso vari in relazione al mercato di riferimento, il benchmark. Un beta pari a 1 indica che il titolo segue fedelmente il mercato. Un beta di 1.5 implica che, in media, il titolo amplifica i movimenti del mercato del 50% in più. E un beta sotto 1? È un titolo più stabile, difensivo, magari un’utility o un’azienda farmaceutica.
Un beta negativo, invece, è raro e indica un titolo che si muove in direzione opposta al mercato, solitamente oro e materie prime.
Una simulazione numerica per fissare i concetti
Supponiamo:
Tasso privo di rischio: 2%
Rendimento atteso del mercato: 8%
Beta del titolo A: 1.5
Applichiamo la formula:
Il CAPM ci dice che per il rischio che ci prendiamo (beta 1.5) dovremmo attenderci un rendimento dell’11%. Se un’azione simile ci promette solo il 7%, forse non vale il rischio. Se invece promette il 15%, potrebbe essere un’opportunità. Attenzione: il mercato potrebbe sbagliare o vi potrebbe essere la presenza di rischi non visibili!
Dalla teoria al portafoglio: la linea del mercato dei capitali
Il CAPM si integra con la Capital Market Line (CML), che mette in relazione portafogli efficienti con il concetto di rischio totale. Qui il rischio non è solo il beta, ma la deviazione standard del portafoglio. La CML rappresenta la frontiera efficiente nel mondo teorico del CAPM.
Valutare singoli titoli: la Security Market Line
Mentre la CML si applica a portafogli, la Security Market Line (SML) serve a valutare singole azioni o fondi. Se il rendimento atteso è sopra la linea, il titolo è sottovalutato; se sotto, è sopravvalutato. Semplice in apparenza, ma molto d'aiuto.
I presupposti (irrealistici) del modello
Come ogni modello, anche il CAPM vive in un mondo ideale:
Mercati perfetti
Informazione simmetrica
Investitori razionali e con orizzonte temporale unico
Assenza di inefficienze comportamentali
Nella realtà questi assunti non reggono, ma il modello continua ad essere un punto di riferimento.
Limiti pratici del CAPM
Il CAPM non è infallibile. Capiamo dunque i problemi:
Il beta cambia nel tempo, non è stabile
Difficile stimare il rendimento atteso del mercato (quanto potrebbe fare l’MSCI World nei prossimi 10 anni?)
Non considera altri fattori rilevanti come quality, momentum, size
Estensioni moderne: Fama-French, Carhart e multifactor
Per superare i limiti del CAPM, sono nati modelli multifattoriali per integrare le mancanze del modello. I più noti:
Fama-French 3-Factor: aggiunge size (piccole vs grandi) e value (azioni sottovalutate)
Carhart 4-Factor: aggiunge il momentum (performance recente)
Questi modelli spiegano meglio le anomalie dei rendimenti azionari e sono ampiamente usati nel mondo accademico e professionale.
CAPM e il costo del capitale (Ke)
Il CAPM è fondamentale per stimare il costo del capitale proprio (Ke) nelle valutazioni aziendali. Il Ke serve nel calcolo del WACC, che a sua volta è cruciale per scontare i flussi di cassa nei modelli DCF (Discounted Cash Flow). Se sbagli a stimare il Ke, sbagli il valore dell’intera azienda. Ecco perché il CAPM è un tema centrale in finanza.
Il CAPM è un modello da seguire per la costruzione di un portafoglio efficiente che cerca la massimizzazione del profitto in relazione al rischio.
Fonti principali
Sharpe, W.F. (1964): "Capital Asset Prices: A Theory of Market Equilibrium under Conditions of Risk"
Bodie, Kane & Marcus: "Investments"
CFA Institute Curriculum (Level 1–3)
Damodaran Online (NYU Stern): stime di beta e Ke
Commenti
Posta un commento