Prima di iniziare ad investire ero pieno di dubbi. Ero diventato maggiorenne da pochi mesi, ero all'ultimo anno di superiori di un tecnico commerciale(ex ragioneria) e avevo iniziato a coltivare un interesse per la finanza. Intorno a me dicevano che i fondi attivi erano la scelta intelligente: professionisti che analizzano ogni dato, ogni settore e ogni trend per battere il mercato, ed io da giovane entusiasta pensavo: “Wow, devo assolutamente imparare a seguirli”.
Poi ho cominciato a fare sul serio, studiare rendimenti storici e confrontare numeri reali. È lì che ho capito che, per quanto i fondi attivi possano sembrare sofisticati, spesso non battono nemmeno gli indici ed io, con il mio piccolo capitale da studente-lavoratore, non potevo permettermi di pagare commissioni alte per risultati mediocri.
Così ho scoperto gli ETF passivi. All’inizio li vedevo come qualcosa di troppo semplice, quasi banale: un fondo che replica un indice e basta. In realtà più li osservavo, più capivo quanto potessero essere efficaci. Le commissioni basse significano che una parte maggiore dei miei soldi resta realmente investita, la diversificazione automatica mi protegge dagli errori da principiante e la trasparenza mi dà la tranquillità di sapere sempre cosa possiedo.
La prima volta che ho comprato un ETF si trattava di un ACW(all country world). Ero emozionato, quasi come se stessi facendo il mio primo grande passo verso la libertà finanziaria. Non perché stavo comprando azioni singole di Tesla o Apple, ma perché stavo mettendo in pratica ciò che studiavo: capitalizzazione, indici, rischio e rendimento. All'inizio non comprendevo bene come il mercato si muovesse, questo perché ancora non avevo interesse nel leggere con molta frequenza notizie finanziarie ma entrando poi nell'ambiente universitario, ho iniziato a comprare libri sulla finanza e leggere tra i vari report le ultime notizie.
Ho anche vissuto momenti di paura. Durante uno dei cali del mercato ero tentato di vendere tutto, di correre dietro ai fondi attivi che promettevano di “proteggere” il capitale. Ma poi mi fermavo e ricordavo che l’ETF passivo è pensato per il lungo periodo. Quei giorni mi hanno insegnato molto: la pazienza e la disciplina valgono più di qualsiasi analisi sofisticata.
Oggi posso dire che gli ETF passivi non sono solo strumenti finanziari, ma più come uno strumento pratico per imparare ad investire. Mi hanno insegnato a osservare i mercati senza farsi prendere dal panico, a capire la volatilità senza esserne ossessionato e gestire il rischio senza dover essere un esperto. E soprattutto mi hanno mostrato che, anche da studente con poche risorse, è possibile costruire qualcosa di concreto, senza illusioni e senza stress inutili.
Alla fine, la mia scelta è chiara: preferisco un investimento semplice, trasparente e coerente con la mia filosofia di giovane investitore curioso. Gli ETF passivi non promettono miracoli, ma offrono una via solida, sostenibile e concreta per crescere insieme ai mercati.
Poi ho cominciato a fare sul serio, studiare rendimenti storici e confrontare numeri reali. È lì che ho capito che, per quanto i fondi attivi possano sembrare sofisticati, spesso non battono nemmeno gli indici ed io, con il mio piccolo capitale da studente-lavoratore, non potevo permettermi di pagare commissioni alte per risultati mediocri.
Così ho scoperto gli ETF passivi. All’inizio li vedevo come qualcosa di troppo semplice, quasi banale: un fondo che replica un indice e basta. In realtà più li osservavo, più capivo quanto potessero essere efficaci. Le commissioni basse significano che una parte maggiore dei miei soldi resta realmente investita, la diversificazione automatica mi protegge dagli errori da principiante e la trasparenza mi dà la tranquillità di sapere sempre cosa possiedo.
La prima volta che ho comprato un ETF si trattava di un ACW(all country world). Ero emozionato, quasi come se stessi facendo il mio primo grande passo verso la libertà finanziaria. Non perché stavo comprando azioni singole di Tesla o Apple, ma perché stavo mettendo in pratica ciò che studiavo: capitalizzazione, indici, rischio e rendimento. All'inizio non comprendevo bene come il mercato si muovesse, questo perché ancora non avevo interesse nel leggere con molta frequenza notizie finanziarie ma entrando poi nell'ambiente universitario, ho iniziato a comprare libri sulla finanza e leggere tra i vari report le ultime notizie.
Ho anche vissuto momenti di paura. Durante uno dei cali del mercato ero tentato di vendere tutto, di correre dietro ai fondi attivi che promettevano di “proteggere” il capitale. Ma poi mi fermavo e ricordavo che l’ETF passivo è pensato per il lungo periodo. Quei giorni mi hanno insegnato molto: la pazienza e la disciplina valgono più di qualsiasi analisi sofisticata.
Oggi posso dire che gli ETF passivi non sono solo strumenti finanziari, ma più come uno strumento pratico per imparare ad investire. Mi hanno insegnato a osservare i mercati senza farsi prendere dal panico, a capire la volatilità senza esserne ossessionato e gestire il rischio senza dover essere un esperto. E soprattutto mi hanno mostrato che, anche da studente con poche risorse, è possibile costruire qualcosa di concreto, senza illusioni e senza stress inutili.
Alla fine, la mia scelta è chiara: preferisco un investimento semplice, trasparente e coerente con la mia filosofia di giovane investitore curioso. Gli ETF passivi non promettono miracoli, ma offrono una via solida, sostenibile e concreta per crescere insieme ai mercati.
Ho bisogno di un po' di tempo ancora per elaborare video al riguardo, in ogni caso è stato aperto anche un canele su Youtube nel caso vi faccia piacere.
Ci vediamo ogni Martedì e Venerdi con nuovi articoli come questi!
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